DAI RIFIUTI SOLIDI URBANI, ALLA PLASTICA E ALL’INDUSTRIA DEL CEMENTO: COME GESTISCE LA TURCHIA I SUOI RIFIUTI?
84,3 milioni, questa la stima del numero della popolazione turca nel 2020 secondo le Nazioni Unite. Due anni dopo il numero sale a 86,5 milioni di persone. Come molte economie in rapida crescita, la Turchia è alla ricerca di soluzioni per migliorare la raccolta e la gestione dei rifiuti che incrementano con la costante crescita della popolazione e dell’urbanizzazione, recuperare più materiali riciclabili possibili e combattere il cambiamento climatico. Scopriamo nel dettaglio se tali intenzioni sono concretamente realizzabili.
Come vengono gestiti i rifiuti solidi urbani?
Gran parte del budget dei comuni, responsabili della gestione degli RSU, è indirizzato alla raccolta e al trasporto dei rifiuti, questo significa che solo una piccola parte delle risorse viene stanziata per il trattamento e il recupero dei materiali di scarto. Nel 2020, secondo l’Istituto statistico turco, in Turchia 1 387 comuni hanno raccolto circa 32,3 milioni di tonnellate di rifiuti urbani. Sul totale dei rifiuti, solo il 13,2% ha raggiunto gli impianti di recupero, mentre ben il 69,4% è stato inviato in discarica controllata, il 17% in discariche comunali e lo 0,4% è stato smaltito con altri metodi come la combustione in aree aperte, sepoltura o abbandono nei fiumi o sulla terraferma. Perché solo una piccola percentuale dei rifiuti urbani viene recuperata adeguatamente?
Riciclo dei rifiuti plastici in Turchia, facciamo il punto
Dall’Europa all’Asia, fino agli USA, o all’Africa, la plastica è nella maggior parte dei casi la seconda componente di rifiuto da gestire, seconda solo ai rifiuti provenienti dal cibo e dal verde. Per quanto riguarda l’ultimo rapporto dell’OCSE, stiamo producendo il doppio dei rifiuti di plastica rispetto a 20 anni fa, e la maggior parte finisce in discarica, viene incenerita o si disperde nell’ambiente, mentre solo il 9% viene riciclato.
In Turchia la plastica proveniente dai rifiuti è in netto incremento, soprattutto da quando la Cina, uno degli importatori di plastica da tutto il mondo, ha imposto un blocco all’importo nel 2018. La Turchia è diventata la principale importatrice di plastica provenienti da rifiuti in Europa e questo ha permesso all’industria del riciclaggio della plastica in Turchia di decollare. La sola Adana (una città nella Turchia centro-meridionale) ospita quasi il 50% delle importazioni di rifiuti di plastica, con circa 167 impianti di riciclaggio autorizzati. Tuttavia, anche se gli impianti di riciclaggio della plastica si stanno espandendo a livello nazionale, poche materie plastiche sono destinate a essere recuperate e gran parte finisce ancora nelle discariche. Infatti, nel luglio 2021 le autorità turche hanno annunciato che avrebbero vietato l’utilizzo della plastica in polietilene, utilizzata in articoli come shampoo e flaconi di detersivo, poiché il paese aveva visto arrivare un importante quantitativo di plastica dall’UE. Solo nel 2020, oltre 200.000 tonnellate sono state spedite dal Regno Unito in Turchia secondo l’Agenzia per l’ambiente. Ma solo 8 giorni dopo, a seguito delle pressioni dell’industria locale della plastica, il governo turco ha revocato il divieto, quindi la plastica rimane una delle maggiori sfide del Paese ad oggi.
L’industria del cemento in Turchia, sfida od opportunità?
Potremmo dire che l’industria del cemento turca è sia un’opportunità che una sfida. Questo perché da un lato è una delle più grandi al mondo e la prima in Europa a contribuire anche all’occupazione, alle esportazioni e allo sviluppo delle infrastrutture del Paese, ma è anche un processo ad alta intensità di risorse che richiede grandi quantità di energia e materie prime, con conseguenti emissioni di gas serra, se il processo produttivo non è gestito correttamente.
In generale, dove i sistemi di gestione non sono sufficientemente sviluppati per gestire e recuperare correttamente i materiali dai rifiuti, i cementifici si sono presi la responsabilità di trattare i rifiuti solidi urbani per produrre combustibile derivato dai rifiuti e sostituire l’uso del carbone. La pratica è anche destinata a ridurre il collocamento in discarica e le emissioni di CO2 dei rifiuti scaricati nelle discariche.
In Turchia, l’industria del cemento è composta da circa 50 cementifici e afferma di essere impegnata nello sviluppo sostenibile e nella riduzione della propria impronta di carbonio, utilizzando combustibili alternativi provenienti dai rifiuti (principalmente dalla biomassa) piuttosto che combustibili e materie prime convenzionali nella produzione di cemento. Gli investimenti per aumentare l’efficienza energetica, utilizzare combustibili alternativi, ridurre il rapporto clinker/cemento e utilizzare tecnologie nuove e innovative sono all’ordine del giorno, mentre i limiti e il monitoraggio delle emissioni sono stati fissati dal Ministero dell’Ambiente e dell’Urbanizzazione.
Il progetto Zero Waste prepara il paese a un’economia più circolare
Fino a poco tempo fa, la separazione dei rifiuti alla fonte era uno dei principali punti dolenti del sistema di gestione dei rifiuti in Turchia. Tuttavia, sembra che il paese sia sulla buona strada per incentivare la raccolta differenziata alla fonte grazie a un’iniziativa lanciata nel 2017, il progetto Zero Waste, che mira a prevenire i rifiuti incontrollati e ad allineare il Paese ai principi dello sviluppo sostenibile. Il progetto vuole incoraggiare il riciclaggio ed ha come priorità il recupero del cibo e di altri materiali riciclabili. Le persone saranno incoraggiate a smaltire i propri rifiuti in contenitori separati per i rifiuti biodegradabili da trasformare in compost, vetro, plastica, metallo, carta, tessuti e apparecchi elettrici ed elettronici. Sembra che i tassi di riciclaggio dall’inizio del progetto siano aumentati, ma ci sono ancora molti flussi di rifiuti che devono essere gestiti meglio. La plastica è una di queste.
Come può migliorare la gestione dei rifiuti in Turchia?
È chiaro che quando si tratta del settore della gestione dei rifiuti, la Turchia ha ancora molto lavoro da fare. Con infrastrutture migliori, l’aiuto di aziende private e ONG e campagne di sensibilizzazione più ampie rivolte alla popolazione in continua crescita, il paese può e sarà in grado di aumentare i suoi tassi di riciclaggio e avere e beneficiare di una vita più sostenibile.
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