DALLA PLASTICA, AI RIFIUTI SANITARI, ALLO SPRECO ALIMENTARE: QUALI SONO GLI EFFETTI DELLA PANDEMIA SUI RIFIUTI?

La Banca Mondiale ha stimato che a livello globale, nel 2020, abbiamo generato circa 2,24 miliardi di tonnellate di rifiuti solidi e circa il 33% viene gestito in modo errato. Ma il peggio deve ancora arrivare se si continua a posticipare lo sviluppo di programmi e sistemi di gestione dei rifiuti nel modo adeguato. Entro il 2050 la popolazione mondiale, in aumento, potrebbe generare circa 3,88 miliardi di tonnellate di rifiuti solidi, questo significa un aumento di quasi il 73% rispetto ai rifiuti prodotti nel 2020. Ciò comporterà gravi conseguenze sul clima, pianeta e qualità della vita. Questo fenomeno riguarda tutti noi, ma alcuni paesi asiatici potrebbero essere più colpiti rispetto ad altri. Vediamo come l’Asia affronta un ingente numero di rifiuti e la loro gestione, quali i problemi più grandi e quali le soluzioni chiave già adottate in alcuni paesi che stanno aprendo la strada verso un corretto trattamento dei rifiuti.

Produzione e riciclo dei rifiuti in Asia: dall’inquinamento da plastica ai rifiuti alimentari

L’Asia affronta da molti anni diversi problemi connessi ai rifiuti, in particolare quelli derivanti dalla plastica, che inquina l’ambiente, e dall’alimentare. La Cina (che nel 2019 ha generato il maggior numero di rifiuti di plastica monouso, stimati in circa 25 milioni di tonnellate) ha vietato nel 2017 l’importazione di 24 tipi di rifiuti solidi che includevano quelli provenienti dalla plastica. Ma quest’ultima oggi è molto presente nel sud-est asiatico. La regione sta affrontando una grave crisi al riguardo. Associazioni come l’ASEAN (l’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico) cercano di fronteggiare e risolvere alcuni dei problemi legati alla plastica attraverso programmi come “The Regional Actional Plan” che mira a utilizzare, raccogliere e riciclare meglio la plastica e diminuire i detriti della stessa nel mare. Per comprendere l’entità del problema, si stima che in sei dei dieci stati membri dell’ASEAN vengono generati oltre 31 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica in un anno e gran parte di essi completano il loro ciclo negli oceani.

Inoltre, la diffusione della pandemia ha peggiorato la situazione in quanto i rifiuti derivanti dalla plastica di apparecchiature mediche, mascherine, guanti e scatole si sono accumulati, ma sono stati mal gestiti. A livello globale, uno studio dell’OMS afferma che da marzo 2020 a novembre 2021 sono stati acquistati circa 87.000 tonnellate di dispositivi di protezione individuale destinati ai paesi colpiti dal Covid. Com’era prevedibile, la maggior parte di loro si sono trasformati in rifiuti.

Lo spreco alimentare è un altro punto dolente del sistema dei rifiuti nei paesi asiatici. Allo stesso tempo siamo consapevoli che questo è un problema globale: circa 931 milioni di tonnellate di cibo vengono sprecati ogni anno in tutto il mondo. Inoltre, la guerra in Ucraina ha un impatto rilevante sui prezzi dei generi alimentari e sulle catene di approvvigionamento in tutto il pianeta con conseguente aumento dell’inflazione sui prodotti alimentari e sul trasporto nei paesi sviluppati e nelle economie emergenti che ne risentono.

Torniamo all’Asia. Se diamo un’occhiata a un rapporto della Banca Mondiale del 2016, possiamo vedere che sia nell’Asia orientale (compreso il Pacifico) che nell’Asia meridionale, il cibo e i rifiuti verdi, ovvero quelli biologici, sono i rifiuti meno riciclati. Il 53% della composizione dei rifiuti in Asia orientale e Pacifico è costituito da organico, mentre in Asia meridionale la percentuale sale al 57%. Gran parte di esso viene scaricato all’aperto (Asia meridionale) o smaltito nelle discariche (Asia orientale e Pacifico).

Allo stesso tempo le città dell’Asia sono desiderose di sviluppare discariche sanitarie e sistemi di riciclo corretti. Per questo le autorità centrali e le strutture di gestione dei rifiuti, anche da privati, ​​stanno aumentando la loro capacità nel trattare sempre più rifiuti. Difatti, ci sono alcuni paesi asiatici che hanno trovato delle ottime soluzioni per combattere gli sprechi e ora stanno aprendo la strada a tutto il continente.

Dalla Corea del Sud alla Thailandia, Taiwan e India: come gestiscono i rifiuti. Opportunità e rischi.

Nel 1995, la Corea del Sud riciclava solo il 2% dei rifiuti alimentari. Oggi è in grado di riciclare il 95%; così afferma un rapporto del World Economic Forum. Quale strategia hanno adottato?

Nel 2005 è stato imposto un divieto sull’abbandono dei rifiuti alimentari nelle discariche e, allo stesso tempo, è diventato obbligatorio l’uso dei sacchetti biodegradabili per contenere il rifiuto che, a quanto pare, ha un peso sul budget mensile della famiglia. Quest’ultimo intervento ha anche aiutato a coprire parte dei costi del riciclo. In seguito, sono arrivati ​​i cassonetti intelligenti nella città di Seoul in grado di pesare il rifiuto lasciato all’interno. Di conseguenza le persone hanno iniziato a prestare attenzione all’acquisto e alla quantità di rifiuti generati dall’alimentare con l’obiettivo di produrne il minimo. Inoltre, gli abitanti erano incoraggiati a rimuovere la parte umida del rifiuto alimentare prima di gettarlo con lo scopo di diminuirne il costo. Intelligente, no? Infine, l’umidità dei rifiuti alimentari giunge negli impianti di lavorazione e viene utilizzata per creare biogas o bio-olio mentre i rifiuti secchi diventano fertilizzanti necessari alle fattorie urbane o agli orti presenti nella città di Seoul. Le iniziative che vedono al centro la gestione degli orti in città è in netto aumento grazie al sostegno del governo per le start-up del settore con contributi dall’80% al 100% dei costi.

La Thailandia, ad esempio, secondo uno studio della Banca Mondiale è nota per la capacità di riciclare l’88,8% dei rifiuti solidi urbani prodotti. Tuttavia, produce circa 428 kton all’anno di spazzatura derivante dalla plastica che provengono principalmente dalle aree rurali e completano il loro ciclo nei fiumi e nell’ambiente marino. Inoltre, la pandemia ha messo a dura prova l’intero sistema di gestione dei rifiuti. I bassi prezzi del petrolio hanno portato una diminuzione degli incentivi per il settore del riciclo causando una riduzione dello stesso e dei margini di guadagno. Come conseguenza si hanno sempre più rifiuti che rischiano di inondare il paese.

In India, quasi il 40% del cibo prodotto in un anno si trasforma in rifiuto prima ancora che arrivi dal consumatore (Food and Agricultural Organization), mentre ogni persona getta circa 50 kg di cibo all’anno che, per la maggior parte, arriva in discarica. Ma anche l’India sta facendo progressi e le sue numerose iniziative, come la Missione Swachh Bharat di cui parleremo in un secondo articolo, aiuteranno a migliorare il sistema di gestione dei rifiuti del paese.

Anche Taiwan ha una storia di successo da raccontare. Nel 1993 era conosciuta come “l’isola dei rifiuti”, ma già dal 2019 presenta un tasso di riciclo superiore al 50%. Un mix di normative, coinvolgimento degli attivisti, imposizione di tariffe sui rifiuti solidi urbani e camion per il riciclo hanno motivato i consumatori a riciclare sempre più. Questa è una parte della ricetta del successo per Taiwan.

Una riflessione finale

Mentre alcuni paesi sono sulla strada del progresso, altri, oltre a dover gestire i propri rifiuti, accumulano anche quelli degli stati più ricchi. Con una popolazione in crescita che sta passando da un reddito basso a uno medio-alto, si prevede che la produzione di rifiuti pro-capite crescerà e metterà a rischio i sistemi di gestione degli stessi. Pertanto, sono fondamentali i finanziamenti pubblici e privati, le ONG e gli attivisti che incentivano la consapevolezza sulla gestione dei rifiuti, sul loro impatto sull’ambiente e sulla vita delle persone.

Ecostar è presente in Asia con la tecnologia Dynamic Disc Screening e con soluzioni di vagliatura mobili e stazionarie. Le macchine Ecostar lavorano sia in impianti di riciclo che trattano RSU raffermi e freschi, sia direttamente in discarica per recuperare la parte più preziosa dei rifiuti da riciclare.

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